Perché la Sardegna viene definita la “Pompei del mare”?

Il fascino storico di Pompei è qualcosa di intramontabile per via delle testimonianze intatte e ancora visibili dell’eruzione del Vesuvio nel lontano 79 d.C..

Oggi si può dire che esiste un altro patrimonio, ribattezzato come la “Pompei del mare“, e si trova in Sardegna: si tratta di una serie di resti finiti sotto il fango migliaia di anni fa. Negli ultimi mesi è partito un allarme in quanto questi sarebbero in pericolo e rischierebbero concretamente di scomparire.

Gli esperti di geologia della Sardegna ne sono convinti: l’isola ha la sua “Pompei del mare”. Un patrimonio archeologico che negli ultimi tempi sta facendo discutere in quanto c’è un allarme legato al pericolo che possano perdersi i resti. Sotto il fango sono emersi, grazie allo studio del giornalista specializzato in archeologia, Sergio Frau, una lunga serie di nuraghi. In particolare essi arriverebbero ad una trentina nella zona del Sinis che però attualmente presenta tracce evidenti di una vera e propria aggressione marina. Ecco perché si può parlare a tutti gli effetti di una “Pompei del mare” come punto storico per l’intera regione da tutelare.

Stando a quanto riferito da Frau, in base alle evidenze del suo studio, questa zona veniva chiamata la Linea degli Olimpi dato che la direzione verso Oriente passava proprio per il Salento, arrivando al monte Olimpo e Lemnos. Ciò che colpisce è che i nuraghi che sarebbero finiti sotto il fango arriverebbero al numero di ventimila. Una prova di ciò è arrivata da un’altra operazione di studio mediante un drone: esso ha permesso di censire oltre 100 nuraghi, molti dei quali però sono visibili solamente grazie alle foto aeree.

Vale dunque la pena considerare che la “Pompei del mare” non è altro che la prova di una storia importante per l’intera regione. Nel secondo millennio a.C. era una zona molto ricca: dai metalli alle acque calde, fino a dover considerare un clima mite utile per le coltivazioni. Eppure questo territorio veniva considerato il centro del mondo allora conosciuto, come si può evincere da alcuni testi antichi. Grazie al lavoro di esperti geologi è stato possibile usare un drone per capire dove fossero dislocati i nuraghi di questo preziosissimo luogo. Il Medio Campidano è stato così precisamente mappato con oltre cento nuraghi sepolti dal fango determinato da un maremoto. Una pianura dunque raschiata, la stessa pianura più bella di tutte le pianure di cui ha parlato Platone in alcune delle sue opere.

Gli scavi più imponenti finora sono stati fatti a Barumini, Gennamaria e Villanovaforru in cui sono stati trovati bracieri e tanti altri materiali d’uso quotidiano per l’uomo dell’epoca. Il che lascia pensare che non si può escludere la presenza di cadaveri sepolti vivi da quel maremoto che devastò quella che oggi è nota come la “Pompei del mare”.

La conclusione più importante a cui è arrivato Frau, il quale prosegue comunque con le sue analisi e i suoi studi, è che la Sardegna è stata un’enorme città galleggiante. Grazie ai suoi numerosi nuraghi è in grado di affascinare il mondo intero anche per via di una storia molto interessante e nel contempo particolare. Vale perciò la pena sottolineare quanto sia importante prendersi cura di tali luoghi e recarsi a visitarli finché siamo in tempo, anche in traghetto approfittando delle numerose tratte disponibili sul sito offertetraghettisardegna.net per fare in modo che la storia non venga persa.

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